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Che cos'è Studente Vincente?

2021-06-27 08:00

Nives Bonantini

Istruzione,

Che cos'è Studente Vincente?

Quando soffia il vento del cambiamentoalcuni costruiscono muri,altri mulini a vento. Proverbio cinese

Che cos’è “Studente Vincente”?

 

Questa è una domanda che ci viene fatta molto spesso e alla quale rispondiamo sempre con piacere. Il problema è che, per quanto possa sembrare semplice all’apparenza, guardandola più a fondo racchiude, nascondendola, un’innata complessità, come del resto qualsiasi tipo di domanda.

 

Come si può spiegare in poche righe che cos’è un sogno? O raccontare i sacrifici di una vita per raggiungere un obiettivo? Solo descriverne le tante sfumature e le diverse sfaccettature sarebbe impossibile.

 

Se il cuore del progetto rimane lo stesso, gambe, braccia, busto e occhi si muovono continuamente, sempre all’ascolto di ciò che c’è intorno, perché in un mondo che viaggia alla velocità della luce, in cui anche solo uno sguardo dura una frazione di secondo, la stasi diventa movimento e il silenzio è soltanto specchio di un soffio di vento. La banalità non esiste, l’emozione è tutto e ciò che abbiamo di più prezioso, per quanto ci ostiniamo a cercarlo altrove, in realtà è dentro. Il lontano non è mai stato più vicino.

 

Ci abbiamo messo molto tempo per capire che cosa dire e che ogni parola ha un proprio peso, messa al posto di un’altra cambia completamente il significato e il senso di tutto.

 

Possiamo partire da questo: il senso.

Lo cerchiamo tutti, in fondo, magari passiamo una vita intera sulle sue tracce e si palesa soltanto alla fine del viaggio. Forse è questo il bello?

 

Il nostro senso, come esseri umani, è quello di evolverci. Cambiare modo di vestire, modo di parlare, modo di pensare; qualcuno potrà, a questo punto, commentare dicendo che in quest’epoca cambiare abito e cambiare lingua è molto semplice; mentre il pensiero, filtrato dai media, dai social, dai videogiochi, appartiene ad una élite composita e che la maggior parte delle persone si limita ad ascoltare distrattamente quel che basta per non mettersi mai in discussione.

 

Noi invece andiamo contro-corrente e forse questa lettera di presentazione ne è una prova, o magari uno dei tanti esempi. Per evolverci è indispensabile pensare: per imparare a pensare, e farlo con la propria testa, è fondamentale leggere, scoprire, capire, ma soprattutto farsi domande.

 

Infinite domande, sempre, troppe è la quantità giusta, le domande che ci poniamo sono sassolini che seminiamo lungo il cammino sconosciuto della nostra esistenza. Quando ci addentriamo nel bosco e non sappiamo dove ci porterà esattamente quel sentiero, forse ne abbiamo una vaga idea, ma mai un’assoluta certezza. Le domande-sassolino ci guidano passo dopo passo, le piantiamo e loro crescono, anche senza che ce ne rendiamo conto. Ci riportano a casa ad un certo punto.

 

E casa è ovunque siamo.

 

Tornare indietro, andare avanti, fermarci per respirare l’aria della sera o la brezza del mattino, osservare ciò che abbiamo intorno, ciò che abbiamo dentro.

 

Tutti possono cominciare a farsi delle domande, da qualsiasi punto si trovino. Nel bosco profondo, o all’inizio del sentiero. Seduti a terra, con la testa tra le nuvole o sulla riva di un ruscello. Non esiste un unico momento giusto perché ogni momento è perfetto per cominciare.

 

Il nostro lavoro è quello di trasmettere agli studenti la curiosità e la passione che si nascondono dietro ogni crepa, ogni fessura, perché possano coglierne la luce e la speranza dovunque si trovino, in qualsiasi momento.

 

Li guidiamo, con pazienza e dedizione, alla scoperta di come imparano, perché imparare diventi il talento di ognuno, la più grande emozione e la luce di un faro acceso nella notte. Perché non siano mai soli, mai perduti, e quei momenti in cui il viaggio rivela le sue ombre diventino occasioni di scoperta. La luce filtra da ogni fessura, anche nel più angusto degli angoli.

 

Se possiamo dire questo con certezza, oggi, è soprattutto grazie ai lunghi momenti di ascolto e riflessione trascorsi durante la pandemia. Il lockdown che ci ha ancorati ad uno schermo, che ci ha costretti a fermarci, e ripartire.

 

E a chi ci chiede se diamo ripetizioni o insegniamo a fare mappe e schemi rispondiamo, semplicemente, di no.

 

Noi insegniamo a pensare. Il resto è, di conseguenza, naturale.

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Ultimo aggiornamento 14 aprile 2024